Non si sa esattamente quando il caffè sia stato scoperto per la prima volta. Una leggenda racconta di un pastore dell’Abissinia di nome Kaldi, che assaggiò delle bacche rosse (ossia le bacche del caffè), che sembravano tanto piacere alle sue capre e ne scoprì l’effetto stimolante. Consegnate ai monaci, le bacche vennero poi trattate con il fuoco e anche i monaci apprezzarono l’utilità della bevanda durante le veglie notturne di preghiera.
Gli archeologi hanno trovato descrizioni dell’uso del caffè come medicina nel mondo arabo in alcuni scritti risalenti al 900 d.C.
Dall’Etiopia l’uso del caffè si diffuse nelle zone limitrofe. La prima vera e propria piantagione di caffè, sorse nello Yemen poi in Arabia e in Egitto. Il caffè fece la sua comparsa in Europa nei primissimi anni del Seicento, grazie ai commercianti veneziani che scambiavano merci con l’Oriente e con altre città italiane come Napoli.
Dall’Italia il caffè si diffuse pian piano in tutta Europa. nei modi più svariati Gli olandesi donarono una piantina di caffè al governo francese, che lo trapiantò nelle sue terre per coltivarlo intensamente. A loro volta i francesi esportarono il caffè nelle loro colonie: il capitano Gabriel de Clieu trasportò delle piantine di caffè dalla Francia in Martinica (un’isola delle Antille) via mare. Per farle sopravvivere alla lunga traversata, condivise con loro la poca acqua potabile che era a bordo, riuscendo così a farle sopravvivere alla lunga traversata. Il caffè fece poi il giro del mondo e arrivò in Brasile, il quale ne divenne nel giro di poco tempo il maggior produttore al mondo.
In Italia il caffè si diffuse da Venezia in tutta la penisola e nell’Ottocento. I locali in cui si serviva il caffè erano i ritrovi degli intellettuali, dei luoghi di fermento culturale dove ci si scambiavano idee, si discuteva di letteratura e politica e … si sorseggiava una tazzina di caffè.